370) |
Vista la luce alla Fonte non ci sono occhi per le ombre. Gli specchi allineati non vagano e il loro riflesso è occhio e visione del Vero, finalmente manifestazione dell’Uno. |
371) |
Per ogni cosa che afferrano si vede poi la mano svanire, cosa rimane per loro? Nemmeno loro. |
372) |
Chi beve acqua dalle proprie mani e si sofferma a guardare il proprio volto, perde la visione.
La parvenza non disseta con l’immagine. Chiudi gli occhi, bevi, ci sei comunque. |
373) |
I tre specchi, porte della forza centrifuga, finalmente non conducono verso i falsi riflessi esterni ma verso la luce interna. |
374) |
Senza quiete riflessi, frammenti ed ombre. Il Verbo attraversa la Quiete nell’Attimo e dopo, nell’impressione residua, finalmente no! |
375) |
Non più per sé le cose più belle per divenire povero ma per tutti, per divenire ricco. Ancor di più tu, che già possiedi il riflesso mirato dentro. |
376) |
Il riflesso, miraggio nel deserto dei tuoi limiti, non interessa a chi nel giardino ha semi, fiori, foglie e frutti del Divino. |
377) |
La virtualizzazione delle illusioni non ti manipola né ti rincorre, finalmente no! Sei nell’illusione, non dell’illusione servo. |
378) |
Il segno del tuo passaggio non è nella ricchezza della tua dimora, nemmeno nell’arte che arricchisce i muri della mente né in ogni desiderio che diviene rifugio. |
379) |
Può accadere che un ricercatore elimini il dolore illusorio in un universo. Se tale condizione dell’essere senziente non illuminato è illusoria, cosa elimina il ricercatore «sant’uomo»? Tolto il dolore illusorio sarà merito illusorio, quindi sforzo illusorio per una meta illusoria. Solo chi giunge attraverso l’illusione alla Realizzazione, non avendo nessun merito, salva l’universo intero. |